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Dibattiti
Che ruolo debbono svolgere i costituzionalisti oggi in Italia?
Una proposta per il futuro dell'Associazione
di Salvatore Prisco
(p. str. di Istituzioni di Diritto Pubblico nell'Università di
Napoli)
Cari amici e colleghi, ho appena visto l'intervento
di Stefano Sicardi nel "Forum". Non so come si faccia ad
intervenire "a prima lettura", spero che una e-mail basti...
Che dire? E' evidente e lodevole la passione civile
della proposta, la cui parte analitica e descrittiva (i costituzionalisti
noti come tali sulla stampa di opinione in realtà a volte non lo
sono specificamente e "professionalmente"; quelli che lo sono,
lo sono anzitutto come politici; per troppo tempo i problemi del processo
di riforma costituzionale sono stati affrontati con chiusure radicali
e "misoneismo", dice Stefano, di fronte ad indubbie improvvisazioni
e sciatterie intellettuali della politica; non da tutti, non su tutto,
osserverei...) fotografa la realtà per com'è stata.
Mi pare che Stefano proponga all'Associazione di costituirsi
in un'aperta lobby (pluralistica, ovviamente, ma quale sede neutra,
in quanto tale) per l'educazione civica (oggi bassa, è chiaro a tutti)
degli Italiani: insomma, di fornire ai non addetti ai lavori almeno la
"grammatica" delle discussioni in corso... Sapete, io credo
che, nelle presenti condizioni di bassa cultura civile del nostro Paese
e di debole "patriottismo costituzionale", con la contemporanea
pressione di eventi come quelli che stiamo vivendo, con la stanchezza
che prende il pubblico (e a volte anche noi, confessiamolo...) dopo anni
di tentativi di scarsa o incorente concludenza riformatrice, la percentuale
di partecipanti al voto nel referendum confermativo sul titolo V sia già
una specie di miracolo, che non mi aspettavo si producesse in quelle dimensioni...
Sono però scettico, devo ammettere, sull'illuminismo
(pur nobile) che ispira l'idea. Cos'è, la proposta di una specie di "missione
del saggio" in quanto tale? L'identificazione di una possibile sede
formale per fissare - ancorché dopo averli dibattuti- l'interpretazione
autentica dei problemi costituzionali? Ma singoli (o gruppi omogenei di)
costituzionalisti sono comunque stati dietro le varie proposte -
e le realizzazioni - accavallatesi negli anni, ormai anche i distratti
sanno che esistono "le Bassanini", per esempio, anche se
non sono obbligati a conoscere faccia e curriculum del loro autore
(che tra l'altro va poco in TV, a differenza di altri...), anche
il cittadino meno acculturato (parlo di cose che ho visto e che mi
hanno stupito piacevolmente) invoca la trasparenza dell'azione amministrativa
o incomincia a capire che può chiedere i danni all'amministrazione...
Provo allora a proporre io una correzione, nello spirito di
quanto ci è stato indicato, un terreno forse più modesto sul quale far
camminare una preziosa intuizione del genere: e se, per incominciare,
ci battessimo per dare organicità a questa sensibilità che viene crescendo
a partire dai problemi concreti delle persone? Se invocassimo cioè finalmente
un'effettiva - e addirittura periodicamente monitorata e incentivata con
premi, borse di studio, viaggi di istruzione ai luoghi istituzionali -
rivitalizzazione di una moderna (cioè non catechistica, ma problematica
...) "educazione civica" nelle scuole? Ho in mente tre o quattro
magnifici manuali che nel corso degli anni ho visto (e personalmente studiato,
da ragazzo; per non far torto a nessuno dei Maestri in attività, cito
solo il magnifico Bobbio e Pierandrei di Laterza, quello con la copertina
verde...). Il loro unico torto è che in genere...non si insegnavano! Eppure,
recuperare sul serio l'educazione civica a scuola - e l'AIC s' che
potrebbe del tutto naturalmente e con autorevolezza interpretare e sostenere
questa esigenza nelle sedi istituzionali e con proprie iniziative - sarebbe
davvero utile al largo pubblico, con l'andar del tempo. Tra l'altro, l'euro
lo avremo in tasca fra poco e - maneggiandolo e scambiandolo - finiremo
per "farci amicizia", le istituzioni europee, i loro effetti
sul quotidiano, il modo e gli strumenti attraverso i quali operano sono,
invece e deplorevolmente, tuttora assai meno note.
Per quanto riguarda il nostro lavoro, poi, questo minimizzerebbe
un po' gli effetti del per me nefasto "triennio" - se organizzato
cos' come sta avvenendo - della nuova università (ecco un altro formidabile
tema sul quale impegnare una discussione "franca", come si dice:
in privato non raccolgo che desolate lamentele, del tutto condivisibili,
ma la reazione pubblica è fin troppo educata, pur quando è critica...).
Spero di non avere annoiato l'occasionale lettore e
di aver contribuito ad alimentare, per parte mia e con molta umiltà, questo
ancora iniziale, ma importante dibattito.
Ancora grazie a Stefano Sicardi per l'indubbio merito
di avere smosso (e intelligentemente) le acque.
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