Giovanni Quadri non è stato solo uno studioso serio e brillante della nostra disciplina, ma anche un Maestro pronto all’ascolto, attento alle richieste dei giovani, sempre disponibile ogni volta ch’essi sollecitavano occasioni di dialogo. Di questa grande capacità di ascolto e di dialogo sono testimone diretto, perché ho avuto la fortuna di essere suo assistente (uno degli ultimi assistenti ordinari d’Italia, invero, dopo che quel ruolo fu destinato a esaurimento), a Napoli, prima di passare a Perugia dopo il conseguimento dell’idoneità come professore associato.
Il tratto era quello del gentiluomo, mai sopra le righe, costantemente corretto e schietto. E a questa eleganza dei modi si univano doti di umanità non facili da trovare nel mondo accademico. Del resto, Egli non fece parte solo di quel mondo, ma fu anche uomo delle istituzioni: basti ricordare il mandato di consigliere laico del Consiglio Superiore della Magistratura, dal 1981 al 1986.
Sul piano scientifico, si era cimentato con temi classici e molto frequentati, come quello della forza di legge, cui dedicò quello che probabilmente resta il Suo contributo teorico più significativo. Ma aveva sondato anche terreni che non tutti, allora, esploravano volentieri, come quello del diritto dell’economia, cui dedicò un fortunatissimo Manuale. Nell’uno e nell’altro caso la precisione dommatica non andò mai disgiunta dall’attenzione per il contesto storico-politico, perché le categorie giuridiche gli sembravano difficilmente ricostruibili senza lo studio dell’universo sociale e culturale in cui, via via, dovevano essere elaborate.
Oggi Egli non è più con noi e lascia un indelebile ricordo in chi ha avuto la sorte di conoscerLo. Anche i più giovani, però, anche coloro che non hanno avuto l’opportunità di incontrarLo e muovono oggi i primi passi nel mondo degli studi, devono sapere che del Suo lascito di idee e di riflessioni non potranno, non dovranno fare a meno.
Massimo Luciani