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In ricordo di Gladio Gemma

L’8 dicembre Gladio Gemma ci ha lasciato. Non è mai facile, nell’immediatezza di un evento luttuoso, scrivere parole in ricordo di una persona cara. Di un Maestro, in questo caso, con cui si sono condivisi tanti anni di vita, accademica e non solo.

Allievo di Giuliano Amato, conosciuto durante la permanenza modenese di quest’ultimo nella locale Facoltà di Giurisprudenza, Gladio credeva fermamente nella ricerca scientifica quale strumento di dialogo tra studiosi di diverse generazioni. Tra i suoi scritti, impossibile non ricordare le due opere monografiche, sulla libertà di associazione e sulla clemenza sovrana, temi assai cari all’Autore, che vi si è dedicato a più riprese anche in altri saggi e voci enciclopediche. O non pensare ai suoi studi, allora pionieristici, su tematiche al crocevia tra diritto e bioetica: dai trapianti, alla sterilizzazione volontaria fino alle scelte di fine vita. Od ancora al suo lucido contributo all’approfondimento di numerose tematiche concernenti la giustizia costituzionale, ambito nel quale non soltanto ha prodotto significative riflessioni che hanno riguardato, sostanzialmente, tutto l’arco delle funzioni intestate alla Consulta, ma ha anche dato vita ad una lunga ed apprezzata attività didattica. La quale, tra l’altro, ha rappresentato anche per noi l’occasione, da studenti prima e da giovani ricercatori, poi, di avvicinarci alla nostra disciplina e di intraprendere un percorso accademico durante il quale il confronto con il Maestro non è mai mancato ed è sempre stato fecondo di consigli che ora ci mancheranno. Vanno poi menzionati i suoi scritti più recenti su problematiche di confine tra la scienza politica ed il diritto costituzionale, dedicate ai concetti di democrazia e di sovranità popolare, in riferimento ai quali sentivamo spesso sollevare aspre critiche nei confronti dei giuristi, in ragione della loro autoreferenzialità e quindi per l’ignoranza dimostrata nei confronti di fondamentali studi della dottrina politologica (gli sarebbe sicuramente piaciuto assistere all’ultimo convegno dell’Associazione, al quale peraltro si era già regolarmente iscritto ed intendeva senz’altro partecipare...).

Tra i tanti insegnamenti, quelli sul metodo sono certo un lascito che non intendiamo (e non potremmo, del resto) dimenticare. L’importanza di leggere prima di scrivere (e di leggere, anche, senza scrivere). L’importanza di non eludere mai nessuna questione, ma di confrontarsi, viceversa, con tutte le ricostruzioni in campo ed in primis con quelle contrarie al proprio pensiero (per poi cercare, eventualmente, di confutarle in maniera rigorosa e circostanziata). L’importanza di avere il coraggio di sostenere anche opinioni “contro corrente”, come egli stesso amava definire i suoi numerosi interventi ai convegni non senza un pizzico di malcelato autocompiacimento. L’importanza, infine, di non ragionare esclusivamente in astratto, ma di tenere lo sguardo ben fisso sulla vita reale, evitando, pertanto, di sostenere tesi avulse da ciò che in concreto è dato osservare nella realtà quotidiana dei rapporti politici e sociali.

Questo stesso bisogno di concretezza ha inevitabilmente condotto Gladio a essere non soltanto uno studioso originale, raffinato e colto, di grande intelligenza e mai banale, ma anche un cittadino fortemente impegnato. Nella difesa dell’ambiente, anzitutto: già negli anni ’60, infatti, è stato fondatore di un’associazione ambientalista, la Lega per la difesa ecologica, che lo ha visto impegnato in prima persona come Presidente per moltissimi anni ed ancora, fino all’ultimo, come attivista che poteva vantarsi di non aver mai mancato ad una sola riunione dell’Associazione, salvo casi di oggettiva sovrapposizione di impegni. Nella politica, poi, vissuta attivamente in gioventù e poi seguita da vicino e praticata, in modo indipendente, nel costante impegno per l’organizzazione di dibattiti sui temi più attuali. In quest’ambito si colloca, da ultimo, l’esperienza del Nuovo Circolo Formiggini, che porta il nome di un editore modenese ebreo, morto suicida all’indomani dell’approvazione delle leggi razziali. Dopo la pensione, Gladio, con la passione civile che lo animava da sempre, aveva rifondato questo vecchio circolo culturale attivo nella Modena di mezzo secolo addietro, organizzando periodicamente incontri, a cui teneva moltissimo – anche perché programmaticamente improntati ad un dialogo particolarmente franco ed aperto, senza alcuna distinzione di status o di età – sulle più svariate tematiche economiche, giuridiche, politiche, ecc. Nelle istituzioni culturali, infine: si è svolta il 17 novembre scorso, e cioè una decina di giorni prima che il malore che l’ha poi condotto alla morte lo cogliesse mentre era intento, come al solito, allo studio e alla scrittura (sempre ed esclusivamente a mano!), la sua ultima iniziativa in pubblico per l’Accademia di Scienze Lettere ed Arti di Modena. Tema: l’obbligo vaccinale, oggetto delle sue più recenti battaglie. Un costituzionalista militante, dunque, come è stato giustamente definito in uno dei primissimi ricordi.

Gladio, infine, oltre che cittadino impegnato e professore di studi e non di potere (un “poeta” lo definì una volta, sotto quest’ultimo profilo, un nostro collega) era ancor prima persona dotata di rara umanità.

Per le sue grandi qualità morali: negli ultimi anni, ad esempio, dimorando, come al solito, in biblioteca, aveva iniziato persino a fornire informazioni bibliografiche agli utenti per cercare di “meritarsi la pensione”, come soleva ripetere ironicamente.

Il suo carattere, poi: chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerlo o anche solo di parlargli occasionalmente non ha potuto non apprezzarne l’affabilità e soprattutto la modestia che si traduceva, innanzitutto, nel mettersi sullo stesso piano di qualunque interlocutore, con un atteggiamento non di maniera, ma basato sull’intima convinzione che da tutti c’è sempre qualcosa da imparare. Era nota la sua grande disponibilità verso gli amici, i colleghi e gli studenti, cui trasmetteva, con il proprio esempio, il desiderio di non smettere di studiare, di essere presente nel dibattito pubblico, di partecipare con consapevolezza. Studenti con i quali, fino all’ultimo, ha trattenuto un dialogo intenso e assai proficuo, gioviale e spesso affettuoso.

Le sue accentuate peculiarità, infine, che contribuivano a renderlo unico: l’amore per le lunghe passeggiate, che trasformava ogni convegno in un esercizio del corpo, oltre che della mente; l’irresistibile tentazione che lo induceva a visitare ogni Chiesa incontrasse sul suo cammino, lui, peraltro, ateo convinto; la prodigiosa golosità per i dolci (tratto caratteristico dei costituzionalisti, cercava di argomentare citando qualche esempio autorevole, quasi a volersi giustificare di questa sua presunta debolezza); il rifiuto, quasi inspiegabile, di utilizzare i consueti strumenti tecnologici che popolano la vita quotidiana (e non solo quelli digitali, si noti), che lo portava ad affermare, con la sua consueta autoironia: “sono nato con un secolo di ritardo”.

Molto altro potremmo scrivere, ma qui il ricordo pubblico sfuma in quello privato, in una infinita serie di insegnamenti, memorie e aneddoti che, per quanto ci sarà possibile, cercheremo di trasmettere.

Arrivederci Gladio. E grazie.

Roberto Pinardi e Simone Scagliarini

Modena, 9 dicembre 2021

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