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di Clemente Forte

Nell’introduzione di Antonella Sciortino sulla “Sostenibilità del debito pubblico e proposta di riforma del Patto di stabilità e crescita” un cenno è dedicato al tema legato “alle ricadute della riforma sull’ordinamento interno, a seguito della sua eventuale approvazione: venendo meno il processo di convergenza annuale all’OMT specifico per ogni Paese (introdotto con la riforma del 2011) andrebbe valutata l’opportunità di rimodulare tutte quelle disposizioni costituzionali e non (ivi compresa la legislazione di contabilità pubblica) che fanno riferimento all’equilibrio strutturale di bilancio”. Su questo profilo di carattere istituzionale si offrono qui alcune brevissime riflessioni.

di Antonella Sciortino

1. Gli art. 81.6 e 97.1 Cost., così come novellati dalla l. cost. 1/2012, positivizzando il principio di sostenibilità del debito pubblico hanno inteso introdurre una razionalizzazione delle procedure di finanza pubblica anche in una prospettiva di tutela e di responsabilità nei confronti delle generazioni future. Come garantire tale sostenibilità in considerazione dei molteplici fattori, endogeni ed esogeni, che ne condizionano la realizzabilità è un tema cruciale che sta alla base anche delle ragioni che hanno indotto la Commissione UE a proporre importanti modifiche al Patto di stabilità e crescita (d’ora innanzi PSC) e più in generale all’intero quadro di governance economica europea.

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